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sabato 20 ottobre 2012

CRISI E INDIFFERENZA



Aspettiamo...aspettiamo, perché noi tutti ci diciamo beh quello che sta succedendo in Italia non è un problema che abbiamo causato noi, ma bensì la nostra classe politica, quindi, se c’è qualcuno che deve fare qualcosa quelli non siamo noi, ma loro. Sbagliato, tutti sbagliamo se la pensiamo in questo modo e non è di certo così che i problemi in una famiglia si risolvono. E’ vero che la nostra classe politica da “buon padre di famiglia” dovrebbe prendere la situazione per le corna e cercare di risolverla, ma se noi componenti di questa famiglia vediamo che il “buon padre di famiglia” non ce la fa, cosa facciamo? Ci sediamo e stiamo a guardare o cerchiamo di aiutarci? Oppure aspettiamo di leggere sul giornale MORTO SUICIDA PERCHE’ TRAVOLTO DALLA CRISI? Una cosa è da dire, la classe politica cioè il buon padre di famiglia deve ascoltare i suoi figli e deve cercare di capire che i problemi che stanno vivendo sono reali, tangibili e deve cercare di fare in modo di risolverli concretamente, ma questo non succede, altrimenti non ci sarebbero sui giornali articoli che parlano di uomini che si è tolgono la vita perché oppressi dai problemi causati dalla crisi, da uno stato vessatore e prepotente che ti assesta il colpo di grazia proprio quando sei in difficoltà
La cosa che fa riflrttere è che nessuno parla della vita spezzata di un imprenditore, di uomo, di una famiglia spazzata via, quasi che il non parlarne potesse esorcizzare le paure, potesse allontanare da noi lo spettro delle nostre celate fragilità e di colpo messe a nudo da questa crisi, ma quando succede, la cosa più ingiusta della vita, mi vien da pensare,  è il modo in cui finisce e cioè nella totale INDIFFERENZA.
Tutto il sistema Italia ha fallito quando leggiamo sul giornale che un uomo si è tolto la vita per i problemi derivati dalla crisi che stiamo vivendo,  e quando questo accade è perché qualcuno si sente solo, abbandonato, fallito nel lavoro e come persona nei confronti di quelli che gli stanno attorno . Purtroppo non abbiamo un “buon padre di famiglia” che ci da il buon esempio a cui aggrapparci.  Da piccolo vedevo mio padre che faceva sacrifici per dare un futuro migliore ai suoi figli, rinunciava per se per aiutare e dare a noi.
Questo non l'ho mai visto fare dalla classe politica, soprattutto oggi che, se non per un senso etico del ruolo occupato, lo faccia almeno per un dovere di risarcimento  nei confronti dei cittadini per l'inettitudine dimostrata e per le nefandezze compiute.
Invece dalle istituzioni arrivano costantemente appelli che dicono: "dovete fare voi i SACRIFICI, dovete stringere i denti andare avanti". Ma queste parole per come la vedo io, stonano, sono inadeguate quando ci sono famiglie che vivono con 900 Euro al mese, imprenditori soffocati da tasse e strozzati dalle banche che chiudono bottega, ma che ulteriori sacrifici devono fare queste persone?

Com’è possibile che abbiano il coraggio di dire queste parole, di fare la morale agli altri, quando loro per primi vivono nel lusso, nel non sacrificio, in una condizione di privilegio mai guadagnato e allora mi chiedo perché ci devono trattare come non persone, e ci trattano da sudditi da spremere?
Alla fine la riflessione sul mio stato di "persona" mi porta a dire che la vita è dura ed è vissuta per la gran parte a fare sacrifici per un futuro migliore e se fallisci….cosa ottieni alla fine? INDIFFERENZA.