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sabato 30 marzo 2013

Rubinetti chiusi per le PMI



Poco credito e niente crescita per tutto il 2012. Previsioni simili per il 2013.

PMI senza credito

- Aziende ancora in pericolo. Questo è quanto si può dedurre da una delle ultime ricerche
condotte dalla Cgia di Mestre. L’ente veneto ha infatti affermato che nel corso dell’ultimo anno la riduzione delle
possibilità di ottenere credito, ossia il cosiddetto credit crunch, ha privato le piccole e medie realtà imprenditoriali
italiane di circa 32,6 miliardi di euro. Tra il dicembre del 2011 e quello del 2012 si è verificata quindi una contrazione
del credito molto forte che ha inevitabilmente messo alle strette molte aziende della filiera economica italiana,
restringendo l’apporto di liquidità, quindi le rispettive capacità di sostegno della produzione. In aggiunta a un siffatto
restringimento dei prestiti erogati dalle banche, le imprese hanno subito un aumento pari a 14,4 miliardi di euro delle
sofferenze dell’intero sistema imprenditoriale del nostro Paese.

Banche in salita, prestiti in discesa -
Il parere dei ricercatori del centro studi dell’istituto mestrino è che la
situazione finanziaria delle imprese afferenti alla piccola e media distribuzione sia a dir poco difficile. Anche perché la
chiusura dei rubinetti da parte delle banche non pare essere giustificata da reali incapacità a sostenere le richieste
delle aziende. A ben vedere, a fronte del credit cruch subito dalle piccole e medie realtà imprenditoriali, durante lo
scorso anno gli istituti bancari, malgrado la crisi generale che ha colpito tutti i settori produttivi, hanno potuto contare
su un aumento della raccolta equivalente a 43,33 miliardi di euro, il che significa quindi che la maggiorazione è stata
del +2,5% rispetto all’anno precedente. Purtroppo però ciò non ha generato contestuali aumenti nel campo creditizio,
poiché i prestiti che le banche hanno concesso a nuclei familiari e aziende hanno perso l’1,4%, in altri termini significa
che sono diminuiti di 27,58 miliardi di euro.

Saldare il debito della P.A. -
Altra nota dolente, più volte segnalata dalla Cgia di Mestre, è quella inerente il saldo
dei debiti della Pubblica amministrazione contratti con aziende fornitrici di beni e servizi. L’auspicio dell’ente mestrino
è che questi possano essere sanati al più presto. “È vero – spiega Giuseppe Bortolussi, presidente dell’istituto veneto -
che abbiamo dei vincoli europei che non ci consentono di sforare certe soglie, ma è altrettanto vero che il governo
spagnolo ha pagato nel 2012 ben 27 miliardi di arretrati, mentre noi, nonostante i 4 decreti approvati prima
dell'estate scorsa dal Governo Monti, ne abbiamo saldati solo 3 milioni di euro”. In definitiva, la Cgia auspica che lo
Stato conclude il processo di versamento degli arretrati, come peraltro annunciato anche nei giorni scorsi. Il punto
focale della questione, più volte sottolineato non solo dall’ente mestrino, è che le aziende, soprattutto quelle mediopiccole,
hanno bisogno di liquidità per continuare a rimanere sul mercato e a produrre. “C'è bisogno di immettere
liquidità nel sistema per ridare fiducia e speranza a molti imprenditori che in questo momento si trovano in una
situazione di grave disagio, con molte piccole imprese che paradossalmente non riescono a chiudere perché non hanno
i soldi per pagare gli ultimi stipendi, le ferie non godute ed il Tfr”, conclude Bortolussi.

Autore:
Redazione Fiscal Focus
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lunedì 25 marzo 2013

Eurispes 2013: Italia in crisi politica, economica e sociale

Italiani pessimisti, incerti sul futuro delle proprie finanze, depressi nei consumi e nei risparmi: lo rileva il Rapporto Italia 2013 di Eurispes, che fotografa un Paese  investito troppo a lungo da crisi finanziaria e del debito, problemi dell’Euro e dell’Europa e da un quadro politico che ha prodotto una crescente sfiducia nelle istituzioni.
Per usare le parole dal rapporto, ne emerge un’Italia «al centro di una crisi che è insieme politica, economica e sociale»,  «di fronte ad un doloroso e veloce declino» che rende «inderogabile la necessità di avviare una seria e approfondita riflessione» coinvolgendo, in primis, la classe dirigente del Paese.
=>Leggi le preoccupazioni degli Italiani sui temi economici

L’impoverimento italiano

Si evidenzia in una «classe media che declina e abbassa il livello e la quantità dei propri consumi, la disoccupazione crescente e drammatica nelle sue proporzioni, in particolare per i giovani, l’abbandono degli studi superiori e la nuova emigrazione intellettuale». Tutti «drammatici segni esteriori del morbo-declino».
L’allarme non risparmia le imprese: «una classe imprenditoriale sempre meno all’altezza dei doveri di responsabilità civica che invece le competono» e che «ispirata al mero interesse personale, ascolta le sirene del breve termine e si affilia alla finanza speculativa e al freddo valore dei numeri, tappandosi le orecchie per non sentire il richiamo dell’innovazione creatrice, vero spirito animale del capitalismo sano, i cui semi pure albergano abbondanti nel Paese».
Fra gli elementi su cui puntare, media impresa e start up, le realtà più dinamiche, da promuovere attraverso misure fiscali di favore e trasferimento patrimoniale inter-generazionale, ridisegnando le direttrici di beneficio della spesa pubblica.
=> Confronta con il rapporto Censis su lavoro e imprese
L’80% delle famiglie italiane pensa che «la situazione economica generale sia peggiorata negli ultimi dodici mesi (per il 61,5% “nettamente” e per il 18,5% in parte)». Qui si inserisce la piccola schiarita all’orizzonte: l’anno scorso il numero dei pessimisti era più alto, al  93,6%. E, parallelamente, la quota di chi pensa che la situazione sia migliorata (nettamente o in parte) passa dall’1,4% del 2012 al 10,9% di quest’anno.
Dal presente al futuro, le tinte restano relativamente fosche: il 52,8% pensa che la situazione economica del Paese subirà un peggioramento nei prossimi 12 mesi (il 27,9% la vede stabile, solo un italiano su dieci attende un miglioramento).
Interessante notare come fra questi pochi ottimisti prevalgano i giovani in cerca di prima occupazione, che ancora non sono entrati nel mondo del lavoro. Sono invece molto pessimisti i disoccupati (il 61,4% vede un peggioramento). Indicativo il fatto che ancor più negativi di coloro che cercano nuova occupazione siano gli imprenditori, sfiduciati nel 65,5% dei casi.
=> Ecco il piano europeo per rilanciare l’imprenditorialità

Il risparmio

Il 70% degli italiani ha visto nell’ultimo anno peggiorare la propria situazione economica personale (il 40,2% di molto, il 33,3% in parte). Solo il 4,8% indica invece un miglioramento.
La situazione è peggiorata più per chi ha una partita IVA che non per i lavoratori dipendenti (anche con contratti atipici).
Il 60,6% degli italiani (significa tre su cinque) intacca i risparmi per arrivare alla fine del mese, il 62,8% ha grandi difficoltà ad affrontare la quarta (quando non la terza) settimana del mese, il 79,2% non riesce a risparmiare. Uno su cinque mette qualcosa da parte.
Le maggiori difficoltà si rilevano fra i 45 e i 64 anni, seguono i 35-44enni.
Il 66,7% ritiene che anche nei prossimi 12 mesi non riuscirà a risparmiare, mentre il 27,4% è più ottimista per il 2013.
Il 35,7% ha chiesto un prestito bancario negli ultimi tre anni (dato in aumento di 9,5 punti rispetto alla rilevazione 2012). Le categorie più bisognose di aiuti finanziari sono quelle con contratti a tempo determinato (atipico o subordinato) e le partita Iva (44,2%), contro il 35,2% dei lavoratori subordinati a tempo indeterminato.
Il 62,3% dei prestiti è stato chiesto per pagare debiti accumulati e il 44,4% per saldare prestiti precedenti.
Il 27,8% di chi chiede un prestito deve acquistare una casa, il 22,6% coprire spese mediche, il 5% per potersi permettere una vacanza, il 13,1% per far fronte ad un evento (matrimonio, battesimo, cresima).
Il 47,8% dei prestiti è per cifre ridotte, fra mille e 10mila euro, il 26,9% fra i 10mila e i 30mila euro, il 10,3% arriva a 50mila euro, il 15,1% fino a 100mila euro e oltre.

I consumi

Il 73,4% nell’ultimo anno ha visto una diminuzione del proprio potere d’acquisto. Su cosa si risparmia?
L’89,9% ha ridotto le spese per i regali, l’88,5% acquista più prodotti in saldo, l’86,7% ha ridotto le spese per i pasti fuori casa, l’85,5% cercato punti vendita più economici per i vestiti, l’84,8% riduce le spese per viaggi e vacanze, l’84,8% sceglie prodotti alimentari più convenienti, l’83,5% taglia sul tempo libero, l’83,1% le spese per estetista, parrucchiere, articoli di profumeria, l’81,9% quelle per gli articoli tecnologici.
E ancora: il 72,6% cercato punti vendita economici per gli alimentari (contro il 52,1% che dichiarava la stessa cosa nel 2012). Il 58,4% acquista prodotti online per ottenere sconti ed aderire ad offerte speciali, il 52,2% ha ridotto le spese per la benzina usando di più i mezzi pubblici, il 40,6% risparmia sulle spese mediche, il 38,4% si rivolge al mercato dell’usato.

Come cambia la vita quotidiana

Per risparmiare, il 91,8% limita le uscite fuori casa (dal 73,1% registrato un anno fa), l’82,2% invece di andare al cinema guarda film in dvd o in streaming (dal 56,5% di un anno fa), il 77,2% sostituisce la pizzeria/ristorante con cene a casa tra amici (dal 56,7% del 2012), il 44,1% va più spesso a pranzo/cena da parenti/genitori.
Ci sono anche nuove abitudini che riguardano la vita lavorativa: il 54,9% si porta il pranzo da casa.
Il 30,9% degli italiani ha fatto acquisti facendo ricorso a pagamenti rateizzati, soprattutto per comprare elettrodomestici, automobili, computer e telefonini.
Il 28,1% si è rivolto ad un “Compro oro”, con una vera e propria impennata rispetto all’8,5% del 2012.
=> Approfondisci la normativa sul commercio dell’oro
Il 14,4% ha chiesto prestiti a privati (non parenti e amici), non potendo accedere a prestiti bancari (più del doppio dal 6,3% del 2012.
Il 26,8% arrotonda lo stipendio con lavori informali (assistenza anziani, baby sitter, piccola sartoria).
Il 28% ha venduto beni/oggetti su canali online di compravendita.

lunedì 18 marzo 2013

BASTA DELEGHE IN BIANCO



SoS ECONOMIA ITALIA
             è nata!
E' una libera associazione di piccoli imprenditori, di lavoratori e liberi cittadini che intendono tenere i riflettori puntati su quanti stanno distruggendo l'economia sana del nostro Paese.
Si parte da Padova ma l'obiettivo è più ambizioso: fare una aggregazione di gente produttiva per portare la voce dei piccoli imprenditori, dei lavoratori e delle loro famiglie  in Regione ed in Parlamento a Roma.

Il sistema  delle piccole e medie imprese, degli imprenditori, dei lavoratori ad esse collegato, le loro famiglie, è un insieme che rappresenta l'architrave su cui poggia l'economia vitale del nostro Paese.

Facciamo l'esempio della Provincia di Padova:
In provincia di Padova ci sono 110.573 imprese (*)

15.307    sono imprese AGRICOLE
14.265       ''         ''       ATTIVITA' MANIFATTURIERE
15.289       ''        ''        COSTRUZIONI
                                                                 ° 4886    costruzione edifici
                                                                 °   264    ing. Civile
                                                                 °10.139 lavoraz. Costr. Specializz.
28.549       ''        ''        COMMERCIO
                                                                 °  2.610  commercio ingr.e riparazione autoveicoli
                                                                 °12.670  commercio ingrosso
                                                                 °13.269  commercio dettaglio
  3.476       ''        ''        TRASPORTO E MAGAZZINO
  5.802       ''        ''        RISTORAZIONE
  2.754       ''        ''        INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE
  3.208       ''        ''        ATTIVITA' FINANZIARIE E ASSICURAZIONE
  6.813       ''        ''        ATTIVITA' IMMOBILIARI
  4.766       ''        ''        ATTIVITA' PROF.LI SCIENTIFICHE TECNICHE
   2.680      ''        ''        SERVIZI VARI
      895      ''        ''        ISTRUZIONE
      640      ''        ''        SANITA' E ASSISTENZA SOCIALE
      911      ''        ''        ATT. ARTISTICHE – SPORTIVE – DIVERTIMENTO
   4.140      ''        ''        ALTRI SERVIZI ALLA PERSONA – BENI PER LA CASA

110.573  IMPRESE IN TOTALE di cui 95.266 industria e terziario (77.125 sono le sedi di impresa)

     Essendo il numero di famiglie della provincia di Padova 378.232 vuol dire che la nostra provincia ha una impresa ogni 3,42 famiglie. Tenendo conto che ogni famiglia della provincia di Padova ha in media un numero di componenti pari a 2.45, si può dedurre che circa 267.000 cittadini della provincia di Padova vivono direttamente o sono influenzati dal reddito di impresa.
     Se teniamo conto anche dei dipendenti delle imprese riteniamo si possa dire che più della metà dei cittadini della Provincia di Padova dipende dal reddito di impresa. Di impresa operante sul nostro territorio.


IL NOSTRO BENESSERE DIPENDE DAL REDDITO D'IMPRESA
     Nella nostra Provincia si vive e si produce ed il nostro benessere dipende, in buona parte, dal buon funzionamento delle imprese.

CI SIAMO FATTI QUALCHE DOMANDA:
-        In provincia di Padova il “sistema” delle  imprese gode della considerazione che merita e le imprese sono agevolate nella loro attività o sono sopportate ad esempio dalla pubblica amministrazione?
-        Le varie istituzioni territoriali: comuni, provincia, regione agevolano od ostacolano l'attività d'impresa?
-        Gli imprenditori: il cosiddetto popolo delle partite IVA ed i lavoratori collegati, stanno facendo qualcosa per tutelarsi o al chiuso della propria azienda sopportano tutto, troppo impegnati a lavorare per fare sentire le proprie ragioni?

     Se dovessimo giudicare la considerazione dei partiti, nei confronti degli imprenditori, dalla presenza di questi nelle liste elettorali alle ultime elezioni c'è da rimanere basiti.
     A pochi giorni dai risultati dell'ultima competizione elettorale, il termine impresa è già sparito dai dibattiti e dai titoli di giornale se non fosse per registrare i suicidi conseguenza della crisi.

     E' per questo che alcuni di noi hanno deciso di esserci per contare. Abbiamo deciso di costituire una associazione che si chiamerà “SoS ECONOMIA ITALIA”.
     Vogliamo fare “lobbying” ossia un gruppo di pressione per difendere gli interessi del popolo delle partite IVA e di chi ci vive attorno,  in piena trasparenza.

     “Ci siamo posti l'obiettivo di essere l'angelo custode del popolo delle partite IVA”.


                                                                                                 Per SoS ECONOMIA ITALIA
                                                                                                           - Aladino Lorin -


(*) dati relativi a fine 2012