Semplificando, io
dividerei i politici in due categorie. Una prima, il cui motto è: “A mi cosa me vien?”, e una seconda, che si muove con la
logica di: “In cosa posso essere
utile?”. In parole più semplici: la categoria degli abbuffini e quella
caratterizzata dallo spirito di servizio. In termini quantitativi credo di non
sbagliare di molto se dico che alla prima categoria appartiene l’80-90%
dell’attuale classe politica, e un misero 10-20% alla seconda.
I partiti
personali hanno aggravato la situazione sottraendo la rappresentatività
territoriale agli eletti, dando vita
a quell'esercito di nominati dai capi e dai “cerchi magici” che marcia ormai lungo tutto l’arco parlamentare,
dalla Lega a SEL. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una casta di
politici che si parlano addosso l’un contro l’altro a prescindere dai problemi.
Gli unici ambiti dove agiscono con capacità, rapidità e determinazione sono: a)
la spartizione del potere (la capacità di influenza); b) la difesa dei
privilegi (dei
loro privilegi) ; c) i facili
proclami populistici.
A questa spirale
dei privilegi della casta politica si è aggiunta la regressione democratica
dell’associazionismo sia sindacale che professionale, ambiti in cui una classe dirigente avulsa dagli
interessi di categoria ha occupato i piani alti dei Sindacati e delle Organizzazioni
Professionali, sempre
più spesso
spodestando i soggetti organizzanti (gli associati) e sostituendo le
rivendicazioni dei lavoratori e degli imprenditori con quelle degli usurpatori:
i burocrati. Si è creata così una casta di “funzionari” che nei processi politici,
di rappresentatività politica, ha portato all'esclusione decisionale dei soggetti protagonisti, marginalizzandoli a un mero ruolo di comparse.
Se a questa
situazione si aggiunge l’esproprio della capacità legislativa degli eletti in
quanto portati, nei fatti, alla marginalità nella stesura delle norme per
manifesta incapacità dei parlamentari nazionali ed europei ad imporsi nei
confronti dell’apparato di Camera, Senato e Commissione Europea, ci si accorge
che siamo piombati in una realtà
politica NEOBORBONICA che tutela alla perfezione le due caste oggi al
potere: quella politica e quella degli alti burocrati.
Queste due caste sono sedute alla tavola imbandita con le tasse ed e le imposte dei popoli
italiani ed europei, e
sono perfettamente funzionali alle incursioni dei lobbisti del potere vero,
oggi esercitato dall’elite bancaria, finanziaria e delle multinazionali.
Un esempio
lampante di questo andazzo lo abbiamo
avuto in particolare con i governi non eletti dal popolo (Monti, Letta, Renzi), durante i quali il Parlamento ha approvato una
miriade di leggi delega che devono essere attuate con decreti e regolamenti
scritti interamente da burocrati e che poi passano con voti di fiducia che impediscono alla
rappresentanza democratica perfino di inserirsi nel dibattito parlamentare.
E’ in questo contesto
che si inserisce l’orda dei “a mi cosa me vien?” che, badate bene, non la troviamo solo in
Parlamento, ma
anche nei nostri consigli comunali e nelle nostre giunte. Si, perché la casta
dei nominati, si perpetua per chiamata fino ai livelli più bassi. E’ un’orda
potente che sa farsi valere in modo proficuo perché il collante degli interessi
è molto più potente di quello che tiene uniti i fautori dello “spirito di
servizio”.