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mercoledì 8 luglio 2015

Rappresentanza; esercizio vacuo!

Non è la prima volta che scrivo sulla rappresentanza, un tema per me fondamentale, in quanto la ritengo lo strumento principe per dare voce alle persone, agli interessi di gruppo, quindi essenziale per creare lobbies capaci di portare risultati  agli appartenenti a quella cerchia di individui che ha l'ha creata.
Quindi strumento utile e necessario al fine di ottenere benefici ai singoli, che trovano modo di aggregarsi su temi specifici, siano essi culturali, politici, economici o identitari.
La rappresentanza può essere esercitata in vari modi, dalla semplice aggregazione libera di soggetti affini,  alle più complesse forme organizzate come i partiti, associazioni di categoria, associazioni sindacali, culturali ecc.
I partiti e le associazioni di categoria o dei lavoratori, ossia i "mediatori" della rappresentanza conto terzi,  sono passati negli anni, da semplici forme organizzate di rappresentanza a veri e propri soggetti finali di acquisizione dei bonifici derivanti dall'esercizio della rappresentanza.
Mi spiego meglio.
Se un tempo, le forme organizzate di rappresentanza nascevano e si strutturavano con lo scopo di dare risposte agli "associati", oggi è diventato vero il contrario.
Nel tempo il "mediatore" è diventato sempre più soggetto centrale e tramite i funzionari e direttori, i veri "padroni" della rappresentanza, la "usano" spesso e volentieri per scopi e profitti personali dei mediatori. 
Di fatto, i "mediatori" sono stati elevati al rango di "soggetti beneficiari". Al centro della rappresentanza non c'è più la moltitudine dei singoli, ma gli interessi dei capostruttura. 
In ultima analisi, il partito fa gli interessi del partito e l'associazione fa l'interesse dell'associazione (ovvero gli interessi personali dei "padroni" di questi contenitori).
A dimostrazione di quanto sto scrivendo, sempre più questi "contenitori" sono autoreferenziali a tal punto da non dovere più passare dalla legittimazione di congressi o elezioni, dove gli associati possono scegliere i propri rappresentanti , ma procedendo direttamente per nomina dei "padroni" dello strumento.
A titolo esemplificativo (e solo a questo scopo) a inizio luglio abbiamo assistito al rinnovo dei rappresentanti  della più grande associazione di Artigiani di Padova. La farsa messa in atto all'Unione Artigiani di Padova, ha portato al rinnovo di tutti i ruoli di rappresentanza bypassando il più semplice degli strumenti democratici; il voto degli associati! Cvd...
Forse due i motivi alla base di questa scelta; forse per evitare di certificare l'esiguo numero di associati rimasti, o forse per evitare venissero eletti potenziali "rompiballe" o quantomeno persone non allineate al "padrone"...o forse per altri motivi ancora.
Ma non voglio soffermarmi ad analizzare le scelte effettuate da Upa, non mi interessa e non lo voglio fare, serviva solo allo scopo dimostrativo a sostegno di quanto scritto sopra e d'altronde, come si suol dire in questi casi, contenti loro...contenti tutti.
Ritornando sul filone del mio discorso, i titolari della rappresentanza siamo noi singoli soggetti, cioè noi cittadini, artigiani, imprenditori o operai. Ma allora cosa è successo se oggi non siamo più i beneficiari dei frutti della rappresentanza?
Io una risposta chiara nella mia testa ce l'ho!
Abbiamo dato la delega in bianco della rappresentanza a soggetti che non parlano la nostra lingua, cioè la lingua dei cittadini, artigiani, imprenditori o operai, ma bensì a burocrati.
Questo è diventato il paese dei burocrati, che si sono presi il ruolo di padroni della nostra "sovranità", sia che sia del Paese, dell'azienda. E' come se noi avessimo ceduto la titolarità della nostra azienda al direttore, la titolarità delle scelte del paese ai capo-partiti. E' già successo in passato, quando i mezzadri (chiamati in gergo "gastaldi") sono diventati proprietari dei terreni dei nobili e legittimi proprietari, troppo pigri per controllare i "delegati" a rappresentare i loro interessi.
Concludendo, credo che la colpa sia in capo a noi stessi che, troppo impegnati sulle nostre piccole o grandi cose, abbiamo dato la delega in bianco senza mai verificare la bontà di quanto fatto da questi delegati e questi, piano piano sono diventati "padroni"; adesso dobbiamo fare quello che decidono loro delle nostre titolarità. 
La rappresentanza è ridotta a un esercizio vacuo, ossia vuoto di quelle caratteristiche e ragioni per le quali i soggetti di mediazione della rappresentanza erano nati.
Riprendiamoci la titolarità della rappresentanza e verifichiamo puntualmente coloro che deleghiamo a rappresentare i nostri interessi

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